L’aderenza terapeutica implica un coinvolgimento attivo del paziente. Per aiutare i malati cronici non mancano le soluzioni: tra queste Trillìo, la piattaforma che tiene in contatto medici e famiglia con i pazienti. Prevenire è meglio che curare.

Aderenza terapeutica: che cos’è?

Prendere le medicine come prescritto dal medico può salvare la vita.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come: «la misura in cui il comportamento di una persona nell’assunzione di farmaci, nel seguire una dieta e/o nel cambiare stile di vita corrisponde alle raccomandazioni concordate con un operatore sanitario».Si chiama “aderenza terapeutica” e, specialmente in caso di malattie come diabete, cancro, malattie cardiache o bronchiti croniche, non rispettare le prescrizioni può avere due conseguenze per così dire  antipatiche: si finisce all’ospedale o, peggio, al cimitero.

Aderenza terapeutica: un problema da risolvere

I ricoveri inutili (ovvero quelli causati da una scarsa aderenza terapeutica), oltre ad essere un problema per la salute del paziente e un disagio per le famiglie, rappresentano anche un costo molto importante per il sistema: un vero e proprio spreco, stimato ogni anno in circa 290 miliardi di dollari negli USA e 130 miliardi di euro in Europa, una  montagna di denaro spesa inutilmente per pagare tutti i ricoveri ospedalieri non necessari. Se c’è poi qualcosa che l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del virus COVID-19 ci ha insegnato, oltre all’impatto economico, è che le strutture medico sanitarie quando non sono opportunamente supportate possono rapidamente arrivare al collasso. Per una struttura del genere, il collasso significa non essere più in grado di ricoverare tutte le persone che ne hanno necessità. Questo scenario viene ulteriormente aggravato  dall’aumento demografico della popolazione anziana e dei malati cronici, un ritmo che le strutture non sono più in grado di sostenere.

Aderenza terapeutica: qual è la soluzione?

Appare evidente, in questo scenario, che le soluzioni per gestire questo problema non possono che essere due: la prima consiste nell’aumentare tutti gli strumenti che consentano una forma di cura da remoto a livello domiciliare (quindi tutte le soluzioni di telediagnosi, telemedicina ed assistenza domiciliare); la seconda, invece, riassumibile con una sola parola: prevenzione.

La bassa aderenza terapeutica non è un problema legato a una specifica malattia: un paziente non viene considerato “scarsamente aderente” per il fatto di essere diabetico oppure cardiopatico o altro, ma per un motivo comportamentale, cioè quando sottovaluta ciò che gli può capitare se non segue scrupolosamente le prescrizioni del medico

Fino a che non si verifica un evento importante le persone stanno generalmente bene e tendono a sentirsi dei “ventenni dentro”. Si fa un po’ di attività fisica, i fine settimana fuori città, le cene con gli amici, qualche viaggio e, per chi è nonno, il tempo con i nipoti. Oggi si invecchia molto bene rispetto a qualche decennio fa: abbiamo capito che alimentazione ed attività fisica sono importanti, abbiamo capito che il colesterolo va tenuto sotto controllo e che non dovremmo esagerare con gli zuccheri. Rispetto alla generazione precedente siamo mediamente più consapevoli, più sportivi, più magri, più sani. Tutto questo fino a che non si verifica un ricovero che poteva tranquillamente essere evitato. Da quel momento cambia tutto. Ma è davvero necessario arrivare fino a quel punto?

Aderenza terapeutica: il segreto è la responsabilizzazione

La chiave è quindi andare a lavorare sul comportamento delle persone, non lasciandole sole, dando loro strumenti che possano aiutarli a restare “sulla corretta via”. È fondamentale riuscire a misurare il comportamento e avere qualcuno che possa, quando necessario, intervenire con una semplice azione responsabilizzante. Una semplice telefonata: “Papà, hai preso la medicina? Non dimenticartelo mi raccomando, altrimenti rischi un ricovero!”. Immaginiamo di poter fare questo ogni volta che il papà si scorda la medicina, noi lo sappiamo e lui sa che noi lo sappiamo. Lo chiamiamo ogni volta. A un certo punto cambieremo il suo comportamento e le sue abitudini sul modo di curarsi. In altre parole, lo responsabilizzeremo.

Per questo motivo più che mai, i malati cronici non vanno abbandonati a se stessi, bensì vanno tenuti in stretto contatto con chi ha a cuore il loro benessere. Fortunatamente oggi la tecnologia ci viene in aiuto con molte soluzioni. Per citarne una molto utile: Trillìo (www.trillio.org), la piattaforma che tiene in contatti medici e famiglia con i pazienti attraverso un semplicissimo dispositivo connesso, semplice come una sveglia e, allo stesso tempo, potentissimo in termini di prevenzione e supporto all’aderenza.

Un esempio concreto: il progetto Trillìo

Trillìo è la nuova soluzione realizzata dalla startup La Comanda. Presentato al CES di Las Vegas nel 2016, nel 2018 ha ottenuto un finanziamento dalla Comunità Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e nel 2021 vede l’inizio della distribuzione presso gli ospedali in Italia grazie ad una partnership ed una sponsorizzazione di Novartis.

Così come, per esempio, monitoriamo i livelli di colesterolo e quando raggiunge una certa soglia di attenzione prendiamo (almeno in teoria) delle azioni correttive (dieta, integratori, medicine, etc…), allo stesso modo è importante riuscire a monitorare il livello di comportamento e quindi di aderenza per poter, conseguentemente, prendere delle azioni correttive se tale valore si avvicina ad una determinata soglia di attenzione.

La misura del comportamento e la definizione dei livelli minimi di aderenza per ciascuna malattia e per ciascun tipo di paziente è esattamente ciò che fa la piattaforma Trillìo, che non solo avverte i familiari quando i pazienti non rispettano le prescrizioni, ma anche tutti gli “stakeholders” autorizzati di un imminente evento di ricovero ospedaliero, così da poter intraprendere tutte le azioni utili per evitare che tale evento non si verifichi.

Grazie all’internet delle cose, a un buon design, a un utilizzo semplice e a una piattaforma tecnologica aperta ed estremamente potente, Trillìo rappresenta la prima vera soluzione in grado di risolvere efficacemente il problema della scarsa aderenza terapeutica.

Aderenza terapeutica: prevenire è meglio che curare

Poter intervenire in anticipo con un paziente che ha un comportamento ed un’aderenza vicina ad una soglia critica per la sua età e per la sua malattia cronica può veramente salvargli la vita, risparmiargli un ricovero, evitare una serie di complicazioni per i suoi familiari, evitare uno spreco di denaro e, soprattutto, lasciare un letto libero in ospedale per qualcuno che ne ha una reale necessità. Prevenire è meglio che curare.